“Josée, la tigre e i pesci”, Seiko Tanabe e Nao Emoto, trad. di Matteo Cremaschi, J-Pop, 2021, 424 pagine b/n, brossura, 2 vol., € 6,90
Osaka, anni Ottanta. Tsuneo è uno studente universitario di 21 anni che lavora in un negozio di attrezzatura subacquea, amato dai colleghi e stimato dai professori. Dopo la Laurea in Biologia Marina sogna di vincere una borsa di studio per il Messico, dove avrà l’opportunità di nuotare insieme a un banco di pesci rarissimi. Un giorno, rientrando a casa, viene travolto da una ragazza in sedia a rotelle, Joséé (pseudonimo tratto da un libro di Sagan), che ha 24 anni, è affetta da paralisi cerebrale dalla nascita e vive con la nonna da quando ha perso i genitori. Lei si dimostra da subito scontrosa e viziata, ma Tsuneo accetta la proposta di farle da badante e sottostare a tutte le sue richieste, dato che la paga è buona. Inizia un lungo percorso di crescita per entrambi, fatto di alti e bassi. Josée si comporta da prepotente ma in fondo è terrorizzata dal mondo esterno (paura che si sublima nell’immagine della tigre feroce) e totalmente dipendente dall’aiuto del ragazzo, visto che la nonna l’ha sempre costretta a vivere reclusa in casa. Tsuneo, dal canto suo, all’inizio la vede solo come una zavorra e non riesce a capire cosa voglia dire sentirsi diversi da sempre, né quanto sia faticoso provare a integrarsi in un mondo abilista e fallire in continuazione. L’amicizia che nascerà tra i due renderà Josée sempre più indipendente e la spingerà a credere che valga la pena vivere e lottare per realizzare i propri sogni (diventare un’illustratrice di libri per bambini), anche se una serie di tragici eventi rischierà farla desistere. Tsuneo, grazie a lei, riuscirà ad aprirsi ai sentimenti, ma un grave incidente e il conseguente ricovero ospedaliero rischieranno di mandare a monte la sua carriera universitaria. Riusciranno i due a riconciliarsi?
Oltre alla storia d’amore, il manga racconta il mondo dal punto di vista di una persona con disabilità motoria e le difficoltà che deve affrontare per essere vista dalla società e dalle persone che la amano per quello che davvero è, andando oltre la sua condizione fisica. Impariamo che il valore di Josée come persona e il suo talento nell’illustrazione – di cui deciderà di fare un lavoro – prescindono dalla sua disabilità, che è solo una piccola parte di ciò che la caratterizza. Questa presa di consapevolezza avviene soprattutto in Tsuneo che, grazie all’espediente narrativo dell’incidente, passa improvvisamente dal ruolo di caregiver a provare sulla propria pelle gli ostacoli che la ragazza ha dovuto superare.
Josée, la tigre e i pesci è considerato ormai un classico in Giappone: pubblicato nel 1984 è stato trasposto in un film live-action nel 2003 e in un lungometraggio anime nel 2020.