“Quando tutto diventò blu”, Alessandro Baronciani, Bao Publishing, 2020, 120 pagine, bicromia, cartonato, € 17
Tempo di vacanze, una ragazza alla sua prima esperienza di immersione, il blu del mare che la avvolge e all’improvviso… la sensazione di non riuscire a respirare, il cuore in gola, un turbinio di pensieri che urlano nella sua testa, la paura che prende il sopravvento. Passano i giorni, si torna alla vita normale, ma qualcosa si è spezzato, persino la routine diventa faticosa da gestire, non ci si può fidare di sé stessi perché gli attacchi di panico arrivano quando meno ce li si aspetta: “Più di aver paura di stare male… Hai paura di avere ‘paura’. Così inizia il viaggio della protagonista alla scoperta di sé, anche questa una vera e propria immersione nel blu profondo delle emozioni e degli stati d’animo, con l’obiettivo di conoscere il “nemico” che la fa stare male e che si è portato via uno dei suoi amici, che pareva tanto più forte e determinato di lei. Il primo difficile passo è riconoscere che il male a volte è dentro di noi, che la tachicardia, la dispnea, la cefalea, l’insonnia sono tutte manifestazioni di qualcosa di più profondo. Accettarlo le permette di cercare il giusto aiuto e imparare, piano piano, a riemergere. Per avere poi la possibilità di decidere di immergersi di nuovo, nel mare e nella vita, con qualche goccina di Lexotan, gli amici e un cagnolone come salvagente.
Baronciani ci regala, con la poeticità che lo contraddistingue, una storia di rinascita e di speranza ma soprattutto la rappresentazione concreta di quanto un problema che per molti è difficile accettare come reale (“è tutto nella tua testa”) possa compromettere la vita quotidiana e le relazioni di una persona che soffre di ansia.