“Un nido di Nebbia”, Andrea Voglino e Ariel Vittori, Tunué, 2022, 136 pagine, colore, cartonato, € 18,00

Ci sono gravidanze che durano degli anni e genitorialità che si acquisiscono tra tribunali e uffici con assistenti sociali. Ci sono genitori che non insegnano a parlare al nascituro, ma imparano una nuova lingua per poter comunicare. Un nido di nebbia racconta una di queste storie. In particolare, ci intromettiamo nella vita di Davide e Valeria, una coppia come altre, che per diverse ragioni (perché sì, i motivi sono tanti!) decide di intraprendere il percorso dell’adozione. Di questo tema si discute parecchio, spesso ornandolo con troppi sorrisi e certezze e nascondendo quelli che sono i fastidi, le problematiche e persino i ripensamenti. Ma Andrea Voglino e Ariel Vittori ci raccontano con onestà ed eleganza tutti i passaggi della strada dell’adozione. Mettere in discussione la propria vita quotidiana, andando a trascorrere dei mesi in America Latina per conoscere Gabriel, il bambino che, eventualmente, potrà far parte della loro famiglia. Perdere un lavoro, perché nella società della performance non sono ammissibili assenze e distrazioni così prolungate. Sentirsi completamente inadeguati e impreparati al nuovo ruolo, come se fossimo jukebox da cui estrarre amore al bisogno. Mettere in discussione la coppia, forse la famiglia, forse se stessi. E poi le difficoltà nel gestire una nuova relazione con il figlio, qualcuno che avrà sempre delle domande spinose e che affronterà, come ogni persona che cresce, momenti difficili che a volte a torto, a volte con ragione, vengono imputate al “Si ma è normale, è stato adottato”. Eppure questo graphic novel arriva dritto come un pugno gentile, trasuda tenacia ed amore in ogni singola pagina. Una guida che dovrebbe essere accolta, letta e sussurrata non solo per le coppie che decidono di andare avanti in un simile percorso – e che magari hanno anche la fortuna di riuscirlo a fare. Ma anche da tutte le persone che stanno di fianco, i nonni, gli zii, i parenti, i compagni di scuola, le maestre, gli amici e tutti gli sconosciuti che Davide, Valeria e Gabriel incontreranno nel loro percorso.
Se, come ci insegnava il Pascoli, il nido rinvia analogicamente al tema della casa, al tepore della famiglia e al luogo in cui rinchiudersi per sfuggire al male che sta fuori è altresì vero che è sempre lo stesso autore che ci ricorda che solo la nebbia, simbolo di chiusura dal mondo e dalle sue minacce, può difendere il suo nido di affetti familiari.