“Lucille degli Acholi”, Ilaria Ferramosca e Chiara Abastanotti, Il Castoro, 2022, 192 pagine a colori, brossura, € 16,50.

Lucille Teasdale è una bambina canadese che da grande vuole fare il medico missionario, ma siamo negli anni Quaranta e non è un sogno così comune per una donna. Lucille, però, è molto determinata, e con il supporto del padre intraprende gli studi all’Università di Montreal. Lì conosce il suo futuro marito, il medico italiano Piero Corti, con cui si stabilisce a Lacor, in Uganda, dove c’è un piccolo ospedale di suore comboniane che grazie al loro incessante lavoro diventa un centro di eccellenza sia per le cure sia per la formazione di nuovi medici e personale sanitario locale. Il racconto segue la vita di Lucille, intrecciando le sfide personali dell’essere una chirurga e una madre e in seguito anche una paziente (contrarrà il virus dell’HIV durante un’operazione), a quelle di ordine socio-culturale, dovute al conflitto tra medicina occidentale e tradizionale, e storico-politico, con le grandi tensioni scaturite quando l’Uganda passa da protettorato inglese a Paese indipendente in cui si instaura una dittatura militare, a cui fa seguito una sanguinosa guerra civile. Lucille non smette mai di difendere il suo ospedale e i suoi pazienti, ed è anche grazie alla sua determinazione che il Saint Mary’s Hospital – Lacor chiuderà solo per un breve periodo, continuando a fornire assistenza alla popolazione locale.
Lucille, infine, è la figura che ispira la giovane Atim Miriam Milani, italiana afrodiscendente, a studiare medicina e trasferirsi in Uganda per la specializzazione; è alla sua voce che è affidata la narrazione della storia di questa grande donna.