“Io, i miei mostri e me”, Caterina Costa, BeccoGiallo, 2021, 122 pagine a colori, brossura, € 16.

“Io, i miei mostri e me”, Caterina Costa, BeccoGiallo, 2021, 122 pagine a colori, brossura, € 16.

“Questo libro è una raccolta di brevi fumetti che parlano di amore, amicizia, solitudine, gioia, dolore e di tutto ciò che accade dentro di noi”. Alcune delle tavole sono nate durante la sfida dell’Inktober, per cui traggono ispirazione da una parola precisa che l’autrice ha poi declinato in un fumetto; altre, semplicemente, nascono dall’esperienza di vita quotidiana che ognuno di noi affronta, inclusa quella della quarantena durante la pandemia. La condivisione nasce dal desiderio di farci sentire meno soli proprio perché tutti noi proviamo le stesse emozioni, tutti almeno una volta abbiamo avuto paura, ci siamo sentiti soli e scoraggiati e abbiamo pianto ma anche amato, sperato, riso, abbracciato persone care e ascoltato amici in difficoltà.
Caterina Costa è una giovane illustratrice e fumettista originaria di Abbiategrasso (MI), meglio nota su Instagram con il nome d’arte di Cheit.jpg. Laureata in Illustrazione e Animazione allo IED, per BeccoGiallo ha pubblicato anche Tutte le cose che non posso dirti (2022).

“Josée, la tigre e i pesci”, Seiko Tanabe e Nao Emoto, trad. di Matteo Cremaschi, J-Pop, 2021, 424 pagine b/n, brossura, 2 vol., € 6,90

“Josée, la tigre e i pesci”, Seiko Tanabe e Nao Emoto, trad. di Matteo Cremaschi, J-Pop, 2021, 424 pagine b/n, brossura, 2 vol., € 6,90

Osaka, anni Ottanta. Tsuneo è uno studente universitario di 21 anni che lavora in un negozio di attrezzatura subacquea, amato dai colleghi e stimato dai professori. Dopo la Laurea in Biologia Marina sogna di vincere una borsa di studio per il Messico, dove avrà l’opportunità di nuotare insieme a un banco di pesci rarissimi. Un giorno, rientrando a casa, viene travolto da una ragazza in sedia a rotelle, Joséé (pseudonimo tratto da un libro di Sagan), che ha 24 anni, è affetta da paralisi cerebrale dalla nascita e vive con la nonna da quando ha perso i genitori. Lei si dimostra da subito scontrosa e viziata, ma Tsuneo accetta la proposta di farle da badante e sottostare a tutte le sue richieste, dato che la paga è buona. Inizia un lungo percorso di crescita per entrambi, fatto di alti e bassi. Josée si comporta da prepotente ma in fondo è terrorizzata dal mondo esterno (paura che si sublima nell’immagine della tigre feroce) e totalmente dipendente dall’aiuto del ragazzo, visto che la nonna l’ha sempre costretta a vivere reclusa in casa. Tsuneo, dal canto suo, all’inizio la vede solo come una zavorra e non riesce a capire cosa voglia dire sentirsi diversi da sempre, né quanto sia faticoso provare a integrarsi in un mondo abilista e fallire in continuazione. L’amicizia che nascerà tra i due renderà Josée sempre più indipendente e la spingerà a credere che valga la pena vivere e lottare per realizzare i propri sogni (diventare un’illustratrice di libri per bambini), anche se una serie di tragici eventi rischierà farla desistere. Tsuneo, grazie a lei, riuscirà ad aprirsi ai sentimenti, ma un grave incidente e il conseguente ricovero ospedaliero rischieranno di mandare a monte la sua carriera universitaria. Riusciranno i due a riconciliarsi?
Oltre alla storia d’amore, il manga racconta il mondo dal punto di vista di una persona con disabilità motoria e le difficoltà che deve affrontare per essere vista dalla società e dalle persone che la amano per quello che davvero è, andando oltre la sua condizione fisica. Impariamo che il valore di Josée come persona e il suo talento nell’illustrazione – di cui deciderà di fare un lavoro – prescindono dalla sua disabilità, che è solo una piccola parte di ciò che la caratterizza. Questa presa di consapevolezza avviene soprattutto in Tsuneo che, grazie all’espediente narrativo dell’incidente, passa improvvisamente dal ruolo di caregiver a provare sulla propria pelle gli ostacoli che la ragazza ha dovuto superare.
Josée, la tigre e i pesci è considerato ormai un classico in Giappone: pubblicato nel 1984 è stato trasposto in un film live-action nel 2003 e in un lungometraggio anime nel 2020.

Appunti dall’Irlanda: tutto sulla conferenza internazionale Graphic Medicine 2024

Appunti dall’Irlanda: tutto sulla conferenza internazionale Graphic Medicine 2024

Dal 16 al 18 luglio 2024, una folta rappresentanza del team di Graphic Medicine Italia ha preso parte al Convegno Internazionale di Graphic Medicine tenutosi ad Athlone, nella Repubblica d’Irlanda. Immersi in un paesaggio verdeggiante e circondati da un’energia creativa, abbiamo avuto l’opportunità di condividere il nostro lavoro e di confrontarci con altri professionisti del settore provenienti da tutto il mondo.

Il tema del convegno di quest’anno era “Draíocht”, termine gaelico per “magia”, che ha ispirato numerose riflessioni durante le sessioni plenarie e i tre workshop creativi che hanno preceduto l’inizio ufficiale del convegno. I workshop hanno fornito ai partecipanti all’evento un’importante occasione per approfondire l’intersezione tra arte e medicina, esplorando nuovi modi di comunicare temi complessi in ambito sanitario attraverso la creatività.

La comunità europea è stata particolarmente presente, testimoniando l’importanza internazionale che la graphic medicine sta assumendo non solo negli Stati Uniti e in Canada, ma anche nel nostro continente. Durante le “tre giorni” del convegno sono stati assegnati i premi per il miglior long comic book e il miglior short comic book, riconoscendo i contributi più rilevanti nel campo rispettivamente a Nervosa di Hayley Gold e Spiral Sessions di Elaine M. Will.

Le plenarie di Nick Sousanis, professore di Humanities e Liberal Studies alla San Francisco State University e di Zara Slattery, fumettista e illustratrice inglese, insieme al group think guidato da Matthew Noe, pilastro del collettivo internazionale, sono state tra i momenti più coinvolgenti e stimolanti della conferenza. Questi interventi hanno spinto i partecipanti a riflettere sull’efficacia della narrazione grafica e su come possa offrire nuovi modi di percepire e rappresentare la realtà.

Atmosfera informale e grande convivialità hanno caratterizzato i giorni dell’evento: un approccio che ha favorito il senso di comunità tra i partecipanti, rafforzando i legami già costruiti e creando nuove connessioni.

Workshop “Graphic Medicine For Healthcare Professionals”: Veronica Moretti e Stefano Ratti, rispettivamente Vicepresidente e Presidente di Graphic Medicine Italia, insieme con Ian Williams, fondatore del collettivo internazionale e autore delle strip “The Bad Doctor” (al centro)


Qui sopra, da sinistra, Alice Scavarda e Martina Follador di Graphic Medicine Italia in due momenti delle rispettive presentation nel corso del Convegno Internazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Graphic Medicine Italia ha avuto il piacere di presentare il lavoro di Alice Scavarda, che indaga il potenziale del fumetto come strumento (auto)riflessivo per i futuri infermieri, per svelare discorsi e pratiche abiliste; il fumetto di Martina Follador Manuale di sopravvivenza per celiaci, che vuole far riflettere e sensibilizzare sul tema della celiachia, strappando un sorriso sia ai celiaci sia ai non-celiaci; e il graphic novel di Veronica Moretti e Stefano Ratti Pancreas, che racconta le esperienze di pazienti affetti da malattie del pancreas. Questi lavori hanno suscitato un grande interesse, sottolineando ancora una volta la poliedricità del fumetto in ambito sanitario, come strumento didattico, di ricerca e di disseminazione di informazioni.

In chiusura, uno sguardo sul futuro: è stato annunciato che il prossimo convegno di Graphic Medicine si terrà nel 2026 nella città statunitense di Baltimora, dopo un “anno sabbatico” che, purtroppo, si rende necessario per ampliare ulteriormente il respiro internazionale dell’evento.

Il convegno di Athlone ha confermato l’importanza della graphic medicine come strumento per affrontare temi complessi e delicati quali malattia cronica, lutto perinatale, disabilità – per citarne solo alcuni – in ambito sanitario. Ci ha ispirato a continuare la nostra attività di ricerca sul e con il fumetto e a portare avanti il dialogo tra arte e scienza anche in Italia, arricchiti da nuove idee e da una forte spinta a rafforzare la nostra comunità.

“Anna e Marco”: un nuovo fumetto in download gratuito per i pazienti oncologici

“Anna e Marco”: un nuovo fumetto in download gratuito per i pazienti oncologici

Un’altra “prima assoluta” per Graphicmedicineitalia.org: la sezione “risorse” del sito si arricchisce di un fumetto inedito patrocinato dalla nostra Associazione. Ambientato presso l’Azienda Policlinico “Paolo Giaccone di Palermo”, Anna e Marco racconta la storia assolutamente verosimile che ruota attorno a paure e aspettative di una paziente e un caregiver durante la difficile esperienza della diagnosi e del trattamento di una patologia neoplastica.
Il progetto non si limita a rappresentare la cura fisica, ma mira a sottolineare
l’importanza del benessere emotivo e psicologico dei pazienti, attraverso un percorso di cura multidisciplinare che coinvolge oncologi, radiologi, medici nucleari, odontoiatri, esperti in Medicina Orale e altro personale sanitario.
L’auspicio delle autrici Monica Bazzano, Psicoterapeuta, PhDst Università degli Studi di Palermo e Giuseppina Campisi, Professore Ordinario di Malattie Odontostomatologiche UNIPA (Soggetto), Maria Rosaria Valerio (Supervisione clinica) e Sofia Sanfilippo (disegni e grafica) è che la storia possa illuminare il complesso intreccio di ansie e speranze che caratterizza la vita di un paziente oncologico, confermando l’impegno di tutti i professionisti sanitari a collaborare per il benessere globale dei pazienti, onorando, di fatto, le loro storie e vissuti.

Per leggere il fumetto, basta inquadrare il codice VR in alto a sinistra o cliccare qui.

Dal 2 Agosto, in libreria una nuova opera Becco Giallo/Graphic Medicine Italia

Dal 2 Agosto, in libreria una nuova opera Becco Giallo/Graphic Medicine Italia

Certo, non è romantico come il cuore, né intrigante come il cervello. Persino i polmoni sono più citati. Eppure, il pancreas è la centrale chimica del corpo e gran parte della nostra salute dipende proprio dal suo corretto funzionamento. Già il suo nome – “pan” tutto e “krèas” carne – ne anticipa la fondamentale importanza all’interno del nostro organismo, spesso non corrisposta a livello mediatico dove viene dimenticato a favore di altri organi. Questo fumetto nato da Veronica Moretti e Stefano Ratti con una collaborazione con Alessandro Cucchetti, Carlo Fabbri, Matteo Farinella, Francesco Rossi, Paola Zanghì ed Ernesto Anderle è un progetto interedisciplinare e innovativo. La salute, sia dell’organo che delle persone, è il focus di questo libro, basato su interviste a pazienti: a fianco della prospettiva biomedica, ciascuna storia riflette la rottura biografica causata dalla malattia e l’impatto sul mondo sociale della persona coinvolta. Grazie alla supervisione di un comitato scientifico, le pagine illustrate raccontano le normali funzioni del pancreas e le principali patologie pancreatiche. Primo volume della collana Graphic anatomy: L’anatomia umana incontra la potenza del fumetto per raccontare storie vere di pazienti, attraverso le competenze interdisciplinari della medicina, della sociologia e dell’arte. Graphic Anatomy è una dissezione anatomica a fumetti di un organo e delle storie di pazienti a esso correlate, con l’obiettivo di comprendere meglio le complessità dei corpi e delle narrazioni. In collaborazione con Graphic Medicine Italia, Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas, Associazione Italiana di Chirurgia Epatobiliopancreatica, Associazione Pierluigi Natalucci.

“Mor: storia per le mie madri”, Sara Garagnani, Add editore, 2022, 363 pagine a colori, brossura, € 25.

“Mor: storia per le mie madri”, Sara Garagnani, Add editore, 2022, 363 pagine a colori, brossura, € 25.

Questa è una storia famigliare e come accade in tutte le famiglie non ci sono protagonisti, ma punti di vista. Non ci sono eroi né mostri, c’è solo quello che possiamo e riusciamo a essere. Con questo in mente, Sara si accinge a raccontare la storia della sua bisnonna, delle sue nonne, di sua madre e la sua, in un viaggio che percorre quattro generazioni partendo dai rigidi inverni svedesi per concludersi nell’assolata Emilia-Romagna. Un viaggio al femminile, in cui gli uomini – con l’eccezione di papà Agostino e nonno Amedeo – ci sono ma non sono mai davvero presenti, e non vogliono o non sanno vedere la scia di dolore e violenza che si tramanda di madre in figlia. Il graphic novel è diviso in due parti, distinte anche dal punto di vista stilistico: la prima raccontata da Nettan, la madre di Sara, con tinte più delicate, forse sbiadite dal tempo, e la seconda, dai colori più saturi, come ricordi ancora vividi, narrata direttamente dall’autrice-protagonista; così facendo il punto di vista rimane sempre quello della figlia che si rapporta alla madre. I temi della violenza e dei disturbi mentali percorrono come un fil rouge tutta l’opera, che si interroga sul rapporto che intercorre tra la rabbia materna, totalmente imprevedibile, e il magone dei figli, e sul perché chi subisce a sua volta diventi carnefice pur non riuscendo a svincolarsi dal suo ruolo di vittima, condannato a vivere in balia dell’ansia, della depressione e delle dipendenze. Il destino di questa famiglia sembra ormai segnato, finché non arriva una figlia che decide di spezzare l’omertà delle generazioni precedenti indagando sui traumi taciuti nel tentativo di riconciliarsi con una madre da sempre distante, ipercontrollante e ipocondriaca che ora è costretta al silenzio dallo stato semivegetativo in cui è piombata in seguito a un gravissimo incidente.
Con grande coraggio, Garagnani riesce a dare voce e corpo a sentimenti ed emozioni estremamente spiacevoli e dolorosi, mettendo sempre in primo piano le persone e le loro storie, cercando di sospendere il giudizio per indagare e finalmente sbrogliare l’intricata matassa famigliare di eventi, gesti, parole e silenzi, verità e bugie, violenze e abusi, siano essi fisici o psicologici, agiti oppure subiti. Conoscere l’origine dei traumi e dare un senso alle loro conseguenze, senza per questo giustificare né essere tenuti a perdonare, permette l’elaborazione del proprio vissuto. Per Sara questo significa, per esempio, accettare che tra lei e sua madre ci sarà sempre un certo grado di non detto, ma forse il discorso comunque accade nella piega delle cose.
Mor: storia per le mie madri ha vinto il Premio Micheluzzi come Miglior Opera Prima e il Premio TIR come Miglior Graphic Novel, entrambi nel 2023.

“Tutte le cose che non posso dirti”, Caterina Costa, BeccoGiallo, 2022, 160 pagine a colori, brossura, € 18.

“Tutte le cose che non posso dirti”, Caterina Costa, BeccoGiallo, 2022, 160 pagine a colori, brossura, € 18.

Una raccolta di brevi fumetti autoconclusivi che afferrano una sensazione, un’emozione o un’esperienza, intervallati da pagine più narrative in cui Caterina condivide alcuni momenti della sua vita recente e racconta la genesi di quest’opera, nata per rispondere alla necessità di provare a esprimere un sentire a cui spesso è difficile dare voce. L’autrice ha deciso di farlo attraverso la forma che da sempre le è più congeniale, il disegno, per stare meglio lei e per farci capire che non siamo soli o diversi ma c’è chi vive o ha vissuto esperienze simili alle nostre. L’immediatezza e la freschezza delle tavole rendono questo fumetto adatto anche a chi non ha mai vissuto simili esperienze, aiutandolo a comprendere ciò che magari vede succedere a una persona cara o semplicemente a prendere contatto con quella parte dell’esperienza umana che è fatta di solitudine, paura, rabbia, ansia relazionale ma anche cura verso sé stessi e speranza data dal credere che una guarigione sia possibile.
Caterina Costa è una giovane illustratrice e fumettista originaria di Abbiategrasso (MI), meglio nota su Instagram con il nome d’arte di Cheit.jpg. Laureata in Illustrazione e Animazione allo IED, per BeccoGiallo ha pubblicato anche Io, i miei mostri e me (2021).

24/06: Workshop Interattivo a Bologna

24/06: Workshop Interattivo a Bologna

Il 24 giugno dalle 9 alle 13, Graphic Medicine Italia vi invita a partecipare a un evento dedicato all’esplorazione dei fumetti come strumenti di narrazione e divulgazione, a partire dal graphic novel Il Primo Paziente.
Questo workshop è frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia, il Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie e l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si tratta di una opportunità unica di approfondimento per accademic* e appassionatosi* nella Nona Arte.

DOVE

Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie, Università di Bologna
Via Irnerio 48, Bologna
COME
Analisi dettagliata di successi nel fumetto divulgativo.
Discussione su modelli narrativi innovativi partendo da “Il Paziente”.
Tavoli di lavoro pratici per la creazione e la sperimentazione diretta.
TARGET
Il workshop è destinato al personale universitario, sia strutturato che non strutturato.
Posti Limitati!
Disponibili solamente 30 posti. Vi consigliamo di prenotare la vostra partecipazione al più presto.
Per registrarsi, basta cliccare qui

La prima volta non si scorda mai: la prima Assemblea GMI 2024

La prima volta non si scorda mai: la prima Assemblea GMI 2024

Il 14 maggio 2024 si è svolta la prima assemblea on line di soci e simpatizzanti di Graphic Medicine Italia (GMI). Siamo davvero contenti della grande partecipazione registrata e dell’entusiasmo con cui persone dall’Italia e non solo si sono proposte all’associazione con idee e progetti nuovi e stimolanti.
Abbiamo ripercorso assieme i passi fondamentali di GMI, dalla sua fondazione nel 2022, alla creazione del sito web e all’iscrizione come Associazione di Promozione Sociale (APS), fino al Registro Nazionale Unico del Terzo Settore (RUNTS) nel 2023 che ci ha permesso di avere nuovi soci oltre al supporto per le nostre attività. Infatti, grazie alle quote associative, alle donazioni liberali e al «5 x 1000», ora GMI può iniziare ad essere sempre più attiva sul territorio italiano con collaborazioni internazionali e progettualità fortemente innovative e inclusive.
Abbiamo raccontato i progetti realizzati, la Rete che si sta sviluppando con associazioni ed enti e ascoltato tutte le idee dei nuovi soci con la convinzione che GMI possa espandersi e divenire un punto di riferimento per tutte quelle persone che pensano che l’arte del fumetto possa creare una sinergia utile e positiva con la medicina e il mondo della salute per la comunità tutta.
È emerso ancora di più il carattere interdisciplinare e inclusivo di GMI, che si unisce all’importanza della validazione scientifica e delle ricadute sociali delle attività promosse dall’Associazione.
Nella speranza di continuare a crescere grazie al contributo di tutti, a presto per nuove avventure e un ringraziamento per la passione e il sostegno mostrati finora.

“Sei tu mia madre? Un’opera buffa”, Alison Bechdel, trad. di Isabella Zani, Rizzoli Lizard, 2012, 292 pagine in tricromia, copertina rigida, € 19

“Sei tu mia madre? Un’opera buffa”, Alison Bechdel, trad. di Isabella Zani, Rizzoli Lizard, 2012, 292 pagine in tricromia, copertina rigida, € 19

Una fumettista che ha ormai raggiunto una certa fama, omosessuale, cresciuta insieme ai fratelli maschi in un’atmosfera familiare tesa a causa dei conflitti tra il padre – dichiaratamente gay e in seguito morto in un tragico incidente che ha il sapore del suicidio – e la madre, donna dotata di grande bellezza, intelligenza e determinazione che si sente privata della possibilità di realizzare le sue aspirazioni artistiche a causa dell’accudimento dei figli e di un marito freddo e distante. Sono questi gli ingredienti dell’opera buffa di Bechdel, scritta qualche anno dopo il fumetto che indaga il rapporto con il padre (Fun Home, Rizzoli Lizard, 2007) e caratterizzata dal punto di vista stilistico da un segno a tratti nervoso ma estremamente espressivo e ricco di dettagli, e da una vena ironica che, nonostante la serietà degli argomenti trattati, percorre tutto il volume. Il graphic novel è strutturato in sette parti, ognuna introdotta da un sogno dell’autrice e dal suo tentativo di interpretarlo; la narrazione si dipana come una lunga seduta psicoanalitica in cui le effettive sedute di terapia, guidate da Jocelyn prima e Carol poi, si alternano a tavole in cui entriamo nella quotidianità di Alison, sia bambina che adulta ormai indipendente, e la osserviamo relazionarsi con la madre o con la compagna del momento. Il tutto è ampiamente condito con citazioni di Woolf, Winnicott, Alice Miller e altri autori e autrici a cui Bechdel si affida nel tentativo di sviscerare e dare un senso al suo complicato rapporto con la madre, in un percorso catartico di presa di coscienza e infine accettazione del genitore di sesso femminile come essere altro da sé, con le sue difficoltà e le sue aspirazioni: “Qualunque cosa volessi da mia madre, lei non poteva darmela e basta. Non era colpa sua. E quindi non era colpa mia se non ero capace di suscitarla”. Quello che resta, alla fine, è il ritratto di una madre e di una figlia e del loro legame indissolubile: “Certo, c’è qualcosa che mia madre non mi ha dato. C’è una mancanza, un buco, un vuoto. Ma in compenso mi ha dato qualcos’altro. Qualcosa direi che vale molto, molto di più. Mi ha dato modo di uscirne”.